Tenerife enogastronomica: 5 cose da vedere e da mangiare.

Ritrovarsi a Tenerife a Dicembre, alla ricerca di quella voglia di “estate tutto l’anno” tanto cara a Celentano, perché in parte negata alla sottoscritta per questioni lavorative.

Ritrovarcisi senza troppe aspettative ma lasciarla con la consapevolezza di aver scoperto un posto unico. Tenerife è il posto che non mi aspettavo.

Veduta dalla strada verso il Teide

Non a caso all’isola spettano molti primati, giusto per ricordarne alcuni:

  • E’ la più grande dell’arcipelago canario (le altre, in ordine di estensione: Fuerteventura, Gran Canaria, Lanzarote, La Palma, La Gomera, El Hierro, La Graciosa).
  • La città di La Laguna, vecchia capitale dell’isola, è stata dichiarata patrimonio dell’Unesco nel 1999.
  • Altro patrimonio dell’Unesco: il parco nazionale del Teide, terzo vulcano più grande del mondo nonché la montagna più alta di tutta la Spagna.
  • Plaza de España, la piazza centrale di Santa Cruz de Tenerife -la capitale- è la piazza più grande delle Isole Canarie.

La presenza di innumerevoli spiagge fa del mare una delle principali forze attrattive senza dimenticare-non credo sia possibile- che poi c’è il Teide, altro fiore all’occhiello dell’isola. Ma pensare che Tenerife abbia da offrire solo questo sarebbe a mio avviso, un grave errore.

A Tenerife ho soddisfatto la mia passione enogastronomica toccando con mano la forte cultura legata al cibo e anche quella vinicola, perché a Tenerife si fa anche vino.

Per l’esattezza sono ben cinque le zone a vocazione vinicola: Tacoronte-AcentejoYcoden-Daute-IsoraValle de la OrotavaValle de Güímar e Abona.

In cima ai vitigni più diffusi: il listán blanco, listán negro e la malvasía.

La cucina dell’isola ha delle chiare influenze spagnole-non potrebbe essere altrimenti- ma non solo. Pietanze molto semplici, volte a valorizzare le materie prime locali, tante spezie e prodotti legati alle tradizioni di un tempo, in cui l’eco dei guanci, l’antica popolazione dell’isola, è ancora presente.

Per citare un esempio, il gofio canario, farina a base di cereali tostati che dai tempi dei guanci fino ai giorni nostri continua a rappresentare un pilastro dell’alimentazione delle isole canarie.

Ovviamente i piatti della tradizione spagnola trovano spazio tra le proposte di ogni attività ristorativa presente sull’isola: tra tapas, churros e altro, si ha solo l’imbarazzo della scelta.

Lasciandomi quindi guidare dalla voglia di scoprire buon cibo e buon vino, cercando dei posti che potessero offrirmi questo, ecco quindi cinque delle scoperte enogastronomiche fatte a Tenerife.

Playa de las Teresitas
  1. Degustare vino a Tenerife: Museo De Malvasia

Il Museo de Malvasia si trova a Icod de los vinos, una passeggiata di circa un’ora di macchina dalla parte sud dell’isola. Oltre ai bellissimi panorami, lungo il tragitto ci hanno fatto compagnia i mille volti dell’isola-con i suoi ben 25 microclimi– riscaldandoci con un sole cocente all’andata e avvolgendoci qualche ora dopo, neanche fossimo a Milano, con una nebbia fitta fino a Santiago del Teide.

Nebbia a Tenerife

Senza dubbio indimenticabile e anche un pizzico adrenalinico.

Tornando al Museo de Malvasia, nonostante il nome di museo non si tratta, basta entrare per rendersene conto. A darci il benvenuto, una tipica bottega di vini in bella vista e il patron che introduce la loro storia vinicola.

La degustazione prende il via in un giardino, nascosto a chi si ferma solo all’ingresso; scegliamo quella da tre vini, più che sufficiente data la strada di ritorno.

Museo de Malvasia

Cosa abbiamo degustato:

Vino tinto Volcanico de listan negro dalla spiccata mineralità

Listan blanco volcánico seco, un bianco particolare dai sentori di finocchio e camomilla

Ha conclusa la degustazione un Vino afrutado semidulce dove oltre il listan blanco spicca la malvasia.

 Accompagnata da crostini di pane da condire con le immancabili salse tipiche canarie, mojo rojo y verde (sul mojo ci ritorniamo dopo) e intervallata dalla spiegazione sapiente di Juan, al termine della degustazione c’è spazio per l’acquisto dei vini assaggiati.

Con meno di 10€ a testa è per certo un’esperienza consigliata ai vino lovers ma non solo.

Museo de Malvasia:

Plaza de la Pila, 5, 38430 Icod de los Vinos, Santa Cruz de Tenerife

2.  Casa del plátano

Avete mai assaggiato il vino alla banana? Se la risposta è negativa, sappiate che a Tenerife è possibile fare anche questo.

Casa del plátano entrata

A circa 200 metri dal Museo de Malvasia si trova la Casa del plátano, un museo (e questa lo è davvero) all’interno di un’antica hacienda, dedicata interamente al platano, frutto la cui coltivazione è una delle più importanti risorse di tutto l’arcipelago canario.

All’entrata un ticket originale che spetta a tutti, ovvero un platano da gustare durante il piccolo tour.

La visita è molto rapida, una ventina di minuti in tutto e avviene in totale libertà.

Attraverso i vari pannelli espositivi sparsi per il museo si può approfondire la storia, conoscere curiosità sulla produzione del frutto -di cui l’isola detiene il primato sulle altre- e vedere dal vivo una vera piantagione.

Al termine, si potranno assaggiare prodotti tipici ottenuti unicamente dal platano tra cui marmellate, salse e il famoso vino citato all’inizio.

Ottenuto dalla fermentazione a freddo del frutto, l’azienda Bodegas Platè, nota cantina di Tenerife ne produce due differenti varietà: uno semisecco e uno fruttato. 

Sicuramente da provare anche se io continuo a preferire quello che proviene dalla vitis vinifera.

Ticket di ingresso 5€

Piccola postilla: sempre a Icod de los vinos, vicino ai due posti appena citati, tappa non propriamente enogastronomica secondo me dovuta, è la visita al drago millenario, un albero simbolo di Tenerife con un’età stimata tra gli 800 e i 1000 anni.

Casa del plátano:

C. Hércules, 4, 38430 Icod de los Vinos

3. Mercado de Nuestra Señora de África

Per me i mercati sono una tappa imprescindibile. Quando viaggio cerco sempre di visitarne almeno uno, a testimonianza della pura espressione del territorio e delle tradizioni enogastronomiche in cui mi trovo. Cosa non meno importante, per acquistare quei souvenir da gustare al rientro, che tanto mi piacciono.

A proposito di mercati, qui parlavo di quelli visitati a Barcellona.

Talmente forte il desiderio di visitare quello della capitale, Santa Cruz, da rifare quasi un’ora di strada perché trovato chiuso la prima volta.

(Colgo l’occasione per un piccolo promemoria per chi si trova a viaggiare in Spagna a Dicembre: il 6, anniversario della costituzione spagnola, è festa nazionale.)

Il Mercado de Nuestra Señora de África, conosciuto come La Recova, fu inaugurato nel 1944 e deve il suo nome alla patrona di Ceuta, città spagnola del territorio nord africano.

Entrata del mercato

Il mercato è facilmente raggiungibile dal centro, da Plaza de España circa quindici minuti a piedi e di strada merita una visita la Iglesia de Nuestra Señora de la Concepción.

Ho trovato la Recova un mercato molto intimo, con la presenza di pochi turisti ma molti ‘Chicharreros’.

Un mercato ordinato, non eccessivamente grande come ci si potrebbe aspettare (stiamo pur sempre parlando della seconda città più popolata delle Canarie) ma variegato, c’è tutto.

C’è la possibilità di mangiare in loco anche del pesce fresco, nelle varie pescherie tutte collocate al piano terra, accompagnato da un calice di buon vino.

E sempre a proposito di vino, non mancano le postazioni dedicate a quello locale.

4. Tenerife, la dulce

La chiara influenza della cucina spagnola non può che tradursi nella grande offerta, anche a Tenerife, di uno dei dolci da passeggio simbolo della Spagna: i churros.

Ho deciso di andare oltre, anche se segnalo un’ottima proposta, come qualità e prezzo, sul lungomare di Candelaria, presi in un semplice chioschetto.

Ecco allora i dolci tipici canari che ho assaggiato e che più mi sono piaciuti.

Partiamo da uno tipico del periodo navideños; nel periodo natalizio a Tenerife non possono mancare i Truchas de batata, frittelle dolci al ripieno di patata dolce.

Segnalo sia quelle provate all’antica Dulceria La Catedral a La Laguna che all’interno del Mercado de Nuestra senora.

Dulceria La Catedral

Altro dolce, il Bienmesabe, una crema a base di mandorla servita come accompagnamento di gelato alla vaniglia. A La Palma, suo luogo di nascita, viene solitamente abbinato al pan di Spagna.

Quel sapore familiare di mandorle mi ha ricordato i buccellati col ripieno alle mandorle, tipico dolce tutto siciliano del periodo natalizio.

Dulceria La Catedral:

C. San Juan, 1, 38201 La Laguna, Santa Cruz de Tenerife, Spagna

5. Altri piatti tipici: queso asado, papas arrugadas accompagnati dal Mojo

E’ quasi impossibile lasciare Tenerife senza prima aver avuto l’occasione di assaggiare, almeno una volta, le salse tipiche dell’isola: e allora, che mojo sia!

Utilizzata per accompagnare carne, pesce e molti piatti tipici, sono due le versioni più diffuse: il mojo verde, a base di coriandolo ma a conquistarmi, da buona amante del piccante, è stato el mojo rojo o picón.

Una salsa tipica che accompagna altri due cavalli di battaglia dell’isola che mi sono pure piaciuti tanto: il queso asado e le papas arrugadas, due proposte la cui preparazione è di una semplicità disarmante.

Il primo altro non è che formaggio, prevalentemente di capra, grigliato e servito con los mojos.

Queso asado

Le papas arrugadas sono invece delle patate indigene, bollite con la buccia e abbondante sale marino, che creano una sorta di crosta di sale sulla superficie. Anche queste, da mangiare insieme alle salse.

Papas arrugadas y mojos

Prima di concludere, ci tenevo a citare anche cosa mi ha conquistato di Tenerife, tralasciando il lato enogastronomico.

Inizio sicuramente da Candelaria -cittadina in cui ha sede la Basilica di Nostra Signora della Candelaria, patrona delle Isole Canarie- e dall’atmosfera respirata lì.

Centro di Candelaria

Giusto un paio d’ore per conquistarmi nella sua semplicità disarmante.

Basilica di Nostra Signora della Candelaria

Tra le tante spiagge viste, senza dubbio merita menzione Playa del Duque: una spiaggia in cui la sabbia dorata si fonde a quella più rude, indigena, nera vulcanica.

Playa del Duque
Playa del Duque

E infine, per un’amante dei tramonti quale sono, non poteva non essercene uno. Come non citare quindi i tramonti di Playa del Camisón, che a spiegarli non renderebbe quindi allego foto per non lasciare troppo all’immaginazione.

Playa del Camisón