La moglie dello chef: evoluzione 3 anni dopo.

Tre pilastri fondamentali nella crescita di una passione.

Fare i conti con lo scorrere del tempo non sempre può rivelarsi piacevole. Si potrebbe avere la sensazione di sprecarne tanto, di non riuscire a dargli il giusto peso o semplicemente ci da un’ulteriore scusa per constatare quanto passi velocemente. Altre volte invece, constatare l’evoluzione e la crescita che solo gli anni e il tempo possono portare, può crearci una sensazione contraria, quasi di rivalsa.

Esordire con queste considerazioni dal gusto prevedibile è la giusta conseguenza a un episodio di qualche settimana fa. Senza alcuna motivazione evidente ho deciso di rileggere la sezione del mio sito in cui mi presentavo; nello scorrere quelle poche righe, ha subito prevalso una sensazione simile che si inquadra alla perfezione alla seconda descritta in precedenza.

Sono passati quasi tre anni.

Ritagliarmi un piccolo spazio nel web agli sgoccioli del funesto anno 2020, è stato un modo per esorcizzare la paura di sentirmi inutile. Da lavoratrice da sempre, del settore turistico, uno dei più martoriati dall’emergenza, mi ritrovavo con un pugno di mosche in mano. Nessuna prospettiva sicura all’orizzonte ma solo una grande paura per un futuro incerto.

La moglie dello Chef: prima foto profilo

Su questo scenario infausto, ho trovato rifugio in qualcosa che da sempre mi ha saputa confortare ma che solo in quel momento si è dimostrata essere la mia ancora di salvezza: la cucina.

In maniera del tutto spontanea da questa consapevolezza ha preso vita tutto: idee e progetti si sono impossessati della mia testa, la passione veniva alimentata giorno dopo giorno prendendo piede quasi in maniera incontrollata.

Nel frattempo ho ricominciato a lavorare togliendo del tempo sicuramente alla mia passione ma allo stesso tempo mi ha dato modo di investire di più; ed eccoci quindi giunti a oggi.

Non mi sono più riconosciuta.

La Monica descritta a mala pena in quelle poche righe rilette col sorriso, quella che ha iniziato pubblicando ricette pur sapendo che non era quella la strada che avrebbe voluto percorrere è cresciuta e si è evoluta.

La moglie dello Chef: foto profilo attuale.

Un’ evoluzione che è stata graduale, spinta dalla consapevolezza di voler dare un senso a quello che ho messo in moto tre anni fa. Costanza, caparbietà, curiosità e fame di conoscenza sono state trainanti in un percorso ricco di ostacoli e che è ancora all’inizio.

In che modo ho assecondato e mandato avanti questa evoluzione?

Ho individuato tre step fondamentali per me, quei tre pilastri che incastrandosi alla perfezione mi hanno portata oggi a cancellare e riscrivere la mia presentazione. Se vuoi leggerla eccola qui, nuova di zecca: https://www.lamogliedellochef.it/chi-sono/.

1. Leggere tanti libri a tema.

La prima svolta decisiva e il segnale che qualcosa dentro di me stava cambiando e stava volgendo sempre di più verso il mondo enogastronomico è stato iniziare ad acquistare sempre più libri tematici.

Ho sempre adorato leggere, mi è parso naturale e anche più semplice cominciare a nutrire la mia fame di conoscenza e le mie lacune attraverso le pagine dei libri.

Durante questi ultimi anni ho letto circa una ventina di libri a tema enogastronomico di diversa tipologia: saggi-in testa ai miei preferiti- classici, libri di cucina regionale, la mia curiosità mi ha spinta perfino alla scoperta di testi a sfondo filosofico (il mio vecchio debito in filosofia sarebbe fiero di me oggi!). Qui ne presentavo alcuni: https://www.lamogliedellochef.it/il-mio-2022-in-4-libri-a-tema-food/

Iniziare dalla lettura è stata la cosa più spontanea, un ottimo mezzo per acquisire consapevolezze e conoscenze in più, certamente. Serviva a quel punto qualcosa in più a integrare, solo leggere non bastava.

E qui interviene lo step successivo.

la moglie dello chef
Archivio personale- Monica Bertucci

2. Frequentare corsi specifici

Avendo sedimentato in me la consapevolezza del piacere e della grande passione provata verso il settore e avendo appurato che non si trattasse di una meteora ma di qualcosa che andasse al di là del semplice “mi piace cucinare”, il passo successivo è stato ricevere nozioni da chi avesse più competenze di me, come farlo? Attraverso la frequenza di corsi specifici. Qui mi si è aperto un mondo.

Quali corsi?

In primo luogo è stato fondamentale capire l’ambito specifico verso il quale iniziare a orientare la mia formazione. Appurato che la mia propensione era verso la scrittura, ho rotto il ghiaccio attraverso due corsi online il cui perno fosse proprio questo. Il primo sul Copywriting, mi ha sicuramente aiutata non solo a migliorare la mia tecnica ma grazie alle nozioni di SEO, mi ha dato una grande mano con la gestione del sito, per me che partivo realmente da zero.

L’altro corso, più specifico, era sul Food writing. La capacità di comunicare emozioni utilizzando il cibo come veicolo sicuramente non si acquisisce attraverso corsi, ma riuscire ad avere suggerimenti, consigli pratici su come avvicinarsi il più possibile all’obiettivo è stato di grande aiuto.

I due corsi appena citati sono stati un buon modo per proseguire, ma un volta pronta ho investito in qualcosa di più grande e che abbracciasse una visione globale del mondo enogastronomico.

Ed è così che entra in gioco il Master in Food and wine management; ed è così che entra in gioco anche il vino, per la prima volta.

Il master, a differenza dei due corsi citati in precedenza era in presenza, cosa da non sottovalutare. Un’occasione per rendere concreta la mia passione, per fare rete e confrontarsi con chi nel settore ci lavora. Cosa non meno importante, rendere protagonista il mio territorio, la Sicilia.

Master Food&Wine Management

Ma non è mica finita così. Il prossimo è già in “corso” e c’entra col vino, di cui parlerò alla fine dei tre step.

Se ti interessa:

  • Master in Food & Wine Management presso UET Palermo
  • Food writing. Scrivere di cibo tra carta e digitale di Langue&Parole

3. Interagire con gli esperti del settore

Qui entrano in gioco loro: non potevo non citare i miei amici in giacca bianca, ma non solo loro!

Scherzi a parte, è solo un caso che il paragrafo sull’interazione sia finito all’ultimo visto che l’apporto dato dallo scambio con gli esperti del settore è di sicuro a mio avviso, uno dei più significativi.

Nel mio piccolo sono sempre stata interessata al lato umano, a delineare e conoscere le personalità che si celano dietro chi col cibo o col vino ci lavora.

Grazie al master citato in precedenza, alla curiosità che mi porta sempre in giro a “disturbare” chi abbia voglia di spiegare e raccontarsi, grazie anche al mio lavoro in hotel (sono addetta al ricevimento, ribadisco) sono riuscita a incontrare un discreto numero di addetti ai lavori tale da poter affermare che è questo uno dei tasselli fondamentali per l’accrescimento professionale e personale.

Confrontare i diversi vissuti e punti di vista, trovare dei punti in comune e non, imparare direttamente da chi in questo lavoro ci mette passione e quasi devozione. Osservare tanto da poter percepire la sicurezza con cui si muovono nel loro ambiente, la naturalezza che traspare nei loro gesti. Tutto questo concorre alla formazione di un bagaglio di conoscenze che va ad aggiungersi e a mescolarsi perfettamente a quelle teoriche.

Senza dimenticare che, senza troppi sforzi e senza andare lontano, la mia materia di studio si aggira dentro casa.

L’affascinante mondo del vino.

Discorso a parte merita il vino. Durante questi tre anni, di pari passo a tutto ciò che ho appena raccontato, è esploso anche un interesse per certi versi dovuto, per il settore vinicolo.

Mi sembrava un mondo inarrivabile. A differenza della cucina, in cui mi sono sempre sentita a mio agio-la mia comfort zone– il settore del vino l’ho percepito molto lontano da me per la difficoltà e la scarsa-quasi nulla-competenza e conoscenza che ne avevo.

Archivio personale – Monica Bertucci

Mi sentivo e mi sento ancora minuscola.

Fino a tre anni fa non sapevo cosa si intendesse per terroir, vitigno autoctono e una serie di altri termini anche abbastanza banali per chi un minimo se ne intende. Anche in questo caso, non mi sono scoraggiata e ho sopperito alla mancanza di nozioni teoriche iniziando a leggere e studiando da autodidatta.

Cantina Alessandro di Camporeale

Anzi, se posso consigliare un libro per i neofiti che vogliono approcciarsi, questo di sicuro è ottimo per iniziare: https://www.amazon.it/piacere-vino-Come-imparare-meglio/dp/8884994195/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=1HPI36GSQ5IQY&keywords=il+piacere+del+vino&qid=1701411231&sprefix=il+piacere+del+vino%2Caps%2C233&sr=8-1

Ma vino non è solo teoria. La smania di volerne capire, sentire di più dentro ciò che si sprigiona al calice, ha fatto si che decidessi di iscrivermi al primo livello del corso per sommelier presso l’AIS Palermo, corso che sto frequentando attualmente. Quindi, ci riaggiorniamo tra qualche mese.

Degustazione presso Cantina Florio, Marsala

Tiriamo le somme

Decido di scrivere questo articolo principalmente perché constatare i progressi in tre anni, soprattutto per volere mio, mi ha fatto sentire bene.

Anche per chi, si trova nella mia stessa situazione di tre anni fa e non sa come procedere.

E ancora per chi non crede tanto al peso e alla forza che possa avere una passione perché dall’esterno credo si noti ben poco di tutto ciò che è avvenuto mentre il mio mondo interiore si è rivoluzionato.

Ho iniziato scrivendo ricette, tre anni fa, pur sapendo che non era quella la strada che volevo perseguire, la mia vocazione. Ho semplicemente iniziato così perché era per me, il modo più semplice per rompere il ghiaccio e bisbigliare a quei pochi lettori: “ci sono anche io”.

Il mio intento in fin dei conti, è stato sempre abbastanza chiaro: comunicare quanto amore mi trasmette il cibo e quell’amore restituirlo a chi mi legge.

E qui trovo calzanti le parole, nuove di zecca, della mia presentazione:

Ho sempre sperato che attraverso le mie righe il lettore possa provare sentimenti positivi perché quando scrivo, parlo di cibo e vino, riesco a farlo solo col cuore. La mia missione è che si riesca a percepire.

La cucina mi ha salvata, letteralmente, e continua a farlo sempre.

Cucina: Croce e delizia